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Abbazia di Pomposa - Codigoro - Ferrara

Abbazia di Pomposa e Museo Pomposiano

L'Abbazia di Pomposa

Il tracciato dell'antica via romana Popilia, pressoché parallela alla medioevale via Romea che da nord scendeva costeggiando l'Adriatico, permetteva ai pellegrini di raggiungere Roma.

Questo tracciato, insieme con le importanti vie d'acqua del Volano e del Primaro, fece di Pomposa un importante nodo di sosta.

Sull'Isola Pomposiana, delimitata dal Po di Goro, da quello di Volano e dal mare, nel VI-VII secolo si insediarono i benedettini. Nel medioevo i monasteri erano comunità-villaggio autosufficienti ed i monaci erano dediti al lavoro, alla preghiera ed alla penitenza. Le acque e la forza vitale della natura li costringevano a bonificare continuamente i terreni con lo scavo di canali ed opere di arginatura.

L'Abbazia di Pomposa, nell'anno mille, possedeva terre vaste e fertili, paludi da pesca e saline. L'abate Guido degli Strambati, ravennate, resse l'Abbazia dall'inizio dell'anno 1000 per oltre quaranta anni dando avvio ad un periodo di splendore per la stessa Abbazia e per la comunità monastica che durò fino al '300. Lì l'Abate tradusse i suoni in note musicali.

L'Abbazia divenne centro di spiritualità ed in essa si fermarono Bonifacio di Canossa, padre di Matilde, Guido d'Arezzo, l'imperatore Enrico III e Dante Alighieri che, colpito da malaria, morì a Ravenna poco tempo dopo. Recentemente anche Giovanni Paolo II è stato in visita.

Seguì un duro periodo per i monaci: a metà del trecento grandi alluvioni ridisegnarono l'intera geografia del delta, poi peste e carestie. Tutto questo portò al rinselvatichimento dell'Isola Pomposiana.

Gli Estensi nel '500 avviarono imponenti opere di bonifica ma il nuovo equilibrio idraulico non resse. Nel 1670 gli ultimi monaci abbandonarono l'Abbazia, il monastero fu chiuso anche a seguito di questioni politiche. Lo stato di abbandono durò un paio di secoli fino agli interventi di restauro del 1900.

Oggi, scendendo da nord lungo la nuova Romea, che con la sua apertura all'inizio del 1960 ha interrotto l'isolamento del territorio e delle comunità del basso ferrarese, si può ammirare un grande e curato spazio verde che accoglie ed incornicia tutta la bellezza dell'imponente complesso Abbaziale di Pomposa che comprende:

  • la chiesa Abbaziale dall'aspetto di basilica tardo-ravennate; nel suo interno colonne provenienti da edifici più antichi dividono l'aula in tre navate. Gli affreschi del '300 raffigurano un grande “Cristo in gloria”. Alle pareti episodi del Vecchio e Nuovo Testamento, dell'Apocalisse e del Giudizio Universale. Sotto la navata centrale sono visibili mosaici pavimentari di epoche e tipologie diverse;
  • l'atrio, riccamente ornato da fregi in terracotta lungo il muro di mattoni, da maioliche diversamente colorate e da sculture di animali simbolici;
  • il campanile, bella ed armoniosa torre del 1063, ornata di scodelle in ceramica con un susseguirsi di vuoti dal basso verso l'alto;
  • il monastero, ad est della chiesa, fatto costruire da S.Guido e più volte rimaneggiato nel tempo;
  • il chiostro della cui facciata restano solo ruderi;
  • la sala capitolare con un portale e bifore in cotto del '200 e decorazioni pittoriche di scuola gotico-romagnolo;
  • il refettorio nel quale le pitture del '300, attribuite in un primo tempo a Giotto, rendono preziosa l'intera struttura. Un grandioso affresco raffigura il Redentore fra la Madonna e S.Giovanni Battista, S.Benedetto e S.Guido, l'Ultima cena con gli Apostoli, il Miracolo dell'Abate S.Guido;
  • la sala delle Stilate che ora ospita il Museo Pomposiano;
  • il palazzo della Ragione è del XI secolo; era il luogo dal quale gli abati amministravano la giustizia sui territori di loro competenza.
Alcune immagini dell'Abbazia di Pomposa
L'Abbazia di Pomposa - Veduta dall'alto
L'Abbazia di Pomposa vista dall'alto 

 

Abbazia di Pomposa - Codigoro: interni Abbazia di Pomposa - Codigoro: interni
Abbazia di Pomposa: alcune immagini degli interni